“La recente normativa europea ha interdetto alcune zone di pesca nel Canale di Sicilia andando a incidere sull’andamento delle marinerie siciliane e sull’intero indotto economico, ma secondo i nostri dati non c’è scarsità delle specie ittiche in questione, l’Europa ancora una volta è distante dai pescatori siciliani.”
Lo dichiarano i deputati regionali di Fratelli d’Italia all’Ars (Antonio Catalfamo, Gaetano Galvagno, Elvira Amata, Rossana Cannata), in riferimento al regolamento comunitario 982/2019 approvato lo scorso 5 giugno ed entrato in vigore il 10 luglio di quest’anno, che vieta la pesca in tre aree del Canale di Sicilia notoriamente pescose per il gambero rosa e il nasello.
“Una direttiva che si basa su studi commissionati dalle Ong è già di per sè sinonimo di dubbio strumentale – dichiara l’On. Antonio Catalfamo, capogruppo all’Ars per FdI – in Sicilia abbiamo 31 marinerie dislocate su 1.484 km di costa e non ci risulta che nelle aree interdette vi sia scarsezza di pesce, anzi. Riteniamo di attivare immediatamente i nostri deputati a Bruxelles per rivedere questi regolamenti, sostenendo le ragioni delle marinerie siciliane del Canale di Sicilia e la volontà del Presidente Musumeci di difendere i nostri pescatori.”
“La marineria di Portopalo si affaccia sul Canale di Sicilia e insieme ad Augusta e Siracusa costituiscono quasi il 10% della flotta regionale – specifica l’On. Rossana Cannata – è quindi indubbio che una decisione così drastica tende a minare l’equilibrio economico del nostro comprensorio, esponendo il mercato alle solite intromissioni concorrenziali dei competitor tunisini, pronti a fare razzia del nostro pesce. Un’Europa così distante dalle esigenze dei pescatori e del nostro mare merita di essere ripresa, ecco perché abbiamo già chiesto al nostro eurodeputato siciliano, l’On. Raffaele Stancanelli, di far sentire la voce di Fratelli d’Italia a sostegno dei pescatori siciliani.”
“La dignità e l’identità di un comparto così storico e fondamentale per la nostra terra non possono non essere tutelate”, afferma l’On. Elvira Amata. “Non intendiamo stare zitti davanti a questo ennesimo smacco alla nostra economia. È una questione finanziaria, etica, identitaria e non è pensabile che qualcuno venga ad imporci castronerie solo per affossarci sempre di più e ridurci in schiavitù di assi che hanno solo interesse a danneggiarci, mentre ci si gira dall’altra parte quando flotte extracomunitarie scorrazzano nei nostri mari”.